Sì,dissimuliamo

Da un po’ di tempo mi perseguita una parola: dissimulare, dissimulazione. Devo confessare che prima quasi non mi ero accorto di lei; sarà una nuova moda, una di quelle finezze verbali che si diffondono come un contagio fra intellettuali, politici e compagnia cantante.

Cominciamo dalla differenza tra simulare e dissimulare. In genere, se uno simula qualcosa, finge un comportamento o un pensiero che non sono i suoi; se li dissimula, non li lascia trasparire. In entrambi i casi c’è astuzia, accortezza, ma simulando ci si attribuisce qualcosa che non si prova, mentre dissimulando lo si nasconde. La differenza tra i due verbi è la stessa che corre tra i due sostantivi che ne derivano, come si legge in questa bella definizione del trecentesco Buti (citata dal Tommaseo): “Simulazione è fingere vero quello che non è vero, e dissimulazione è negar quello ch’è vero”.

(Questa e le successive citazioni sono dalla Accademia della Crusca)

Transitivi e intransitivi per me pari son. Ma l’intransitivo è intransigente e assoluto.

Sia dissimulare che simulare hanno costruzione transitiva, con complemento diretto che esprime il pensiero simulato o quello dissimulato; e in questo costrutto la differenza di significato tra i due verbi è netta. Ma entrambi si possono trovare pure in usi assoluti, con omissione del complemento diretto, come in questo passo di D’Annunzio riportato dal GDLI:

Simulaidissimulai senza tregua, non soltanto verso mia madre, mio fratello, gli altri inconsapevoli, ma anche ver­so Giuliana.

E infine Dante, nel Convivio, dice della dissimulazione anche la valenza moralmente positiva: nascondere la propria contrarietà o imbarazzo al fine di non nuocere a taluno.

(…) figura in rettorica… molto laudabile, e anco necessaria, cioè quando le parole sono a una persona e la ’ntenzione è a un’altra; però che l’ammonire è sempre laudabile e necessario, e non sempre sta convenevolemente ne la bocca di ciascuno. Onde, quando lo figlio è conoscente del vizio del padre, e quando lo suddito è conoscente del vizio del segnore, e quando l’amico conosce che vergogna crescerebbe al suo amico quello ammonendo o menomerebbe suo onore, o conosce l’amico suo non paziente ma iracundo a l’ammonizione, questa figura è bellissima e utilissima, e puotesi chiamare ‘dissimulazione’.

Insomma la dissimulazione onesta del trattato di Torquato Accetto.

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